Nebbia (Canti di Castelvecchio) Giovanni Pascoli parafrasi

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  1. charly
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    1.

    Nascondi le cose lontane,
    2.

    tu nebbia impalpabile e scialba,
    3.

    tu fumo che ancora rampolli,
    4.

    su l'alba,
    5.

    da' lampi notturni e da' crolli,
    6.

    d'aeree frane!
    7.

    Nascondi le cose lontane,
    8.

    nascondimi quello ch'è morto!
    9.

    Ch'io veda soltanto la siepe
    10.

    dell'orto,
    11.

    la mura ch'ha piene le crepe
    12.

    di valerïane.
    13.

    Nascondi le cose lontane:
    14.

    le cose son ebbre di pianto!
    15.

    Ch'io veda i due peschi, i due meli,
    16.

    soltanto,
    17.

    che danno i soavi lor mieli
    18.

    pel nero mio pane.
    19.

    Nascondi le cose lontane
    20.

    Che vogliono ch'ami e che vada!
    21.

    Ch'io veda là solo quel bianco
    22.

    di strada,
    23.

    che un giorno ho da fare tra stanco
    24.

    don don di campane...
    25.

    Nascondi le cose lontane,
    26.

    nascondile, involale al volo
    27.

    del cuore! Ch'io veda il cipresso
    28.

    là, solo,
    29.

    qui, quest'orto, cui presso
    30.

    sonnecchia il mio cane.







    Nascondi le cose lontane, tu nebbia impalpabile e incolore (scialba), tu fumo che sali, scaturisci (rampolli) all’alba, tu assomigli a un fumo che si ha con la tempesta e a un fumo che si ha con le catastrofi cosmiche.

    crolli d'aeree frane: la metafora rende il fragore dei tuoni scoppiati durante il temporale notturno.



    Nascondi le cose lontane e per me nascondi il passato lontano che mi ricorda la morte dei miei cari. Che io veda solo la siepe di questo orto, il muro che è pieno di crepe piene di valeriane (piante medicinali).

    la siepe dell’orto: rappresenta il confine tra il nido famigliare e il minaccioso mondo esterno - Enjambment (quando un’espressione, anziché concludersi alla fine del verso, continua nel verso seguente).



    Nascondi le cose lontane: le cose sono ubriache (ebbre) di pianto! Che io veda solo le piante che danno le dolci marmellate (solo le piccole cose domestiche possono dare gioia) alla dolorosa esistenza del poeta (pel nero mio pane).





    Nascondi le cose lontane che mi ricordano gli antichi affetti e che mi dicono di andare! (proprio come un bambino, il poeta sente la necessità di rinchiudersi in un nido e sfuggire ai pericoli della vita, rifiutando persino di "andare" ed "amare") Che io veda solo quella strada bianca (la strada che conduce al cimitero) che un giorno dovrò percorrere accompagnato dal suono infelice delle campane.



    Nascondi le cose lontane, nascondile, sottraile ai desideri e ai sogni del mio animo (involale al volo del cuore). Che io veda solo il cipresso (è simbolo di morte) e solo quest’orto presso cui sonnecchia il mio cane.










    Tema: Questa poesia è un’invocazione, una preghiera rivolta alla nebbia affinché nasconda le apparenze di una realtà a lui troppo stretta di mistero e dolore. La natura, nella poesia di Pascoli, è una natura simbolica e qui, è la nebbia ad essere un simbolo. Con la nebbia il poeta non vede il passato, non vede quindi il dolore. Tema principale, infatti, che ricorre in tutte le sue opere è la morte dei familiari e l’importanza del nido familiare che ritiene un proprio universo, di limitati ma rassicuranti affetti, in cui rinchiudersi. Ed è per questo che implora la natura di fargli vedere solo quello che fa parte del suo “nido”: i pochi alberi nell’orto, la siepe e il muro. Sono questi semplici elementi che lo proteggono dai rischi del mondo esterno. In “Nebbia” risalta con chiarezza il fondo pessimistico di Pascoli: il legame di cui non può fare a meno con le proprie memorie, la segregazione in un mondo tutto suo di piccole cose, l’ossessione della morte, sono tutti aspetti di un rifiuto di vivere che arriva in questo caso al desiderio di cancellare la realtà. E’ una poesia che rivela a pieno gli ideali dell’autore, ci fa capire quanto la morte dei familiari abbia influito sulla sua vita, l’autore non riesce a guardare il passato per il gran dolore che prova e usa la natura, la semplicità della nebbia, per nasconderlo.



    Forma metrica: 5 strofe di 6 versi ciascuna: 3 novenari + 1 ternario + 1 novenario + 1 senario. Il ritmo è cantinelante. Il primo verso di ogni strofa è sempre lo stesso: «Nascondi le cose lontane».
     
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