il Fuoco di Sant'Antonio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. charly
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Il termine "herpes zoster" ci riconduce all'antichità. "Herpes" deriva da "hérpo" che nel greco antico significa strisciare; il sostantivo "herpetón" indica il serpente. "Zostér", significa cintura. Nella tradizione, Sant'Antonio l'Eremita ingaggiava battaglie contro il demonio che frequentemente appariva sotto forma di serpente. Herpes zoster, "fuoco di Sant'Antonio", mai nome è stato più appropriato per descrivere una malattia dolorosa che ha tutte le caratteristiche di un serpente di fuoco che si annida all'interno del corpo e che a volte ha strascichi lunghi e invalidanti. La malattia è in costante aumento per l'allungarsi della vita media: la frequenza infatti aumenta con l'età: tra i 20 e i 50 anni si ammala 1 persona su 1000 ogni anno mentre oltre gli 80 anni una su 100.
    In genere, il fuoco di S. Antonio si manifesta una sola volta nella vita.

    La causa

    La varicella e l'herpes zoster sono due diverse malattie causate da un unico virus, il virus della varicella-zoster (della famiglia degli herpes virus). Una volta contratta l'infezione, che la prima volta si manifesta come varicella, il virus per lungo tempo può risiedere nell'organismo senza replicarsi (fase latente). Il virus si annida infatti in particolari strutture del sistema nervoso (gangli nervosi, in genere sensitivi), ma non è stata definitivamente chiarita la modalità con cui vi si trasferisce. A distanza di tempo dall'infezione primaria, il virus può riattivarsi e replicarsi, raggiungendo la regione cutanea innervata dal ganglio nervoso dove si era annidato, dando così luogo ai sintomi dell'herpes zoster.

    Come si manifesta

    Solitamente il primo sintomo dell'herpes zoster è rappresentato dal dolore e dalla comparsa di formicolii in una determinata zona del corpo. Il dolore può avere differenti caratteristiche, può essere profondo e sordo o lancinante e bruciante e precede di alcuni giorni la comparsa delle classiche vescichette sulla pelle che compaiono solo da un lato del corpo e non attraversano, se non eccezionalmente, la linea mediana; le lesioni vescicolose, quindi, si riuniscono a grappolo e nel giro di alcuni giorni divengono pustolose. La risoluzione avviene in 7-10 giorni con formazione di croste che persistono per alcune settimane. Spesso si ingrossano anche i linfonodi presenti nella zona colpita; raramente compare febbre e malessere generale. Nella maggior parte dei casi la malattia guarisce spontaneamente senza strascichi, ma in alcune persone persiste una complicanza chiamata nevralgia post-erpetica. Questa è caratterizzata dalla persistenza, a livello dell'area cutanea interessata dalle lesioni, di dolore, spontaneo o provocato da movimenti banali, e da alterazioni della sensibilità, che rimangono anche per molto tempo dopo la guarigione delle lesioni cutanee (oltre i 30 giorni dall'inizio delle manifestazioni cliniche). Sembra che la probabilità di nevralgia posterpetica sia tanto più elevata quanto più anziana è la persona colpita e quanto più è intenso il dolore iniziale. Una volta manifestatasi, risulta difficile controllarla tanto che spesso si deve ricorrere a molteplici tentativi di trattamento per alleviare il dolore.
    Se l'herper zoster colpisce gli occhi possono formarsi ulcere corneali ma è una eventualità molto rara.
    Le donne in gravidanza che non hanno mai avuto la varicella devono evitare il contatto con i pazienti affetti da herpes zoster nelle fasi iniziali perché potrebbero acquisire il virus attraverso le vescicole. Contrarre la varicella durante la gravidanza può comportare gravi conseguenze al nascituro, soprattutto a carico del sistema nervoso centrale.

    Manifestazioni

    Le lesioni cutanee tipiche del “fuoco di Sant’Antonio” assumono una disposizione allungata che corrisponde al decorso del ramo nervoso “colonizzato” dal virus e vanno ad interessare quindi una precisa e circoscritta zona cutanea che varia da persona a persona. In ogni caso la localizzazione più frequente è quella toracica, a livello dei nervi intercostali, ma possono essere colpiti anche l’addome e il viso, in particolare le regioni intorno agli occhi.
    Dapprima compaiono delle chiazze arrossate sulle quali appaiono poi delle vescicole disposte a grappoli ed il cui contenuto dapprima limpido tende a diventare purulento e talvolta anche emorragico. Successivamente queste vescicole si rompono e si formano delle croste; in questo liquido è presente il virus per cui quando le vescicole si rompono e prima che si sia formata la crosta la persona è contagiosa e può infettare altre persone che possono venire a contatto con le lesioni.
    L’eruzione cutanea si accompagna a bruciore e a dolore anche molto intenso (che si manifesta su un lato del corpo); in alcuni casi il soggetto può lamentare anche febbre e malessere generale.

    Decorso e complicazioni

    L’eruzione cutanea solitamente si risolve spontaneamente nel giro di 2-4 settimane, il dolore si attenua e poi scompare e la maggior parte dei pazienti guarisce senza conseguenze.
    La forma di herpes zoster con interessamento dell’occhio è piuttosto rischiosa in quanto possono insorgere delle complicazioni per la vista: in questo caso, quindi, è necessario rivolgersi tempestivamente ad un medico specialista.Talvolta, soprattutto nelle persone anziane, una volta guarite le manifestazioni cutanee possono invece permanere per lungo tempo, anche per mesi, delle nevralgie post-herpetiche caratterizzate da dolori che possono essere anche particolarmente intensi al punto da causare nel paziente l’instaurarsi di un acuto stato di ansia e di sofferenza.

    Come si tratta

    Quando la malattia si manifesta in una persona giovane (sotto i 50 anni di età) e senza altre malattie, poiché il decorso clinico è benigno e raramente complicato dall'insorgenza di nevralgia post-erpetica, i farmaci antivirali non sono consigliati tranne alcune eccezioni (interessamento del nervo ottico e facciale). Nei pazienti più anziani la terapia antivirale è in grado di migliorare alcuni aspetti (permanenza delle lesioni, durata del dolore acuto) e, se iniziata precocemente (entro 72 ore dall'insorgenza delle manifestazioni cutanee), vi è qualche probabilità che prevenga la nevralgia post-erpetica. L'effetto degli antivirali sembra comunque modesto.
    La zona interessata dalle lesioni può essere lavata delicatamente con acqua e sapone, ma è sconsigliata l'applicazione di creme.
    Il trattamento della nevralgia post-erpetica coincide col trattamento del dolore cronico e richiede spesso molti tentativi con farmaci diversi.


    Gli herpes sono una famiglia di virus che si propagano con gran facilità e che causano molte malattie, come il Vaiolo, la Varicella, l’Herpes genitale e quello orale, la Mononucleosi infettiva e l’Herpes Zoster, comunemente conosciuto come fuoco di Sant’Antonio; anzi, il virus del fuoco di Sant’Antonio è esattamente stesso della Varicella, il Varicella-zoster virus.
    Quando da bambini o adolescenti si viene in contatto, per la prima volta nella vita, con questo virus, ci si ammala di Varicella e, immediatamente, il sistema immunitario si mobilita per distruggerlo. Questo, consapevole che la reazione dell’organismo non gli lascerà via di scampo, preferisce battere in ritirata; abbandona la pelle e si trasferisce nelle cellule nervose, dove, protetto dalle guaine che rivestono i nervi, al cui interno gli anticorpi non possono entrare, rimane per anni in una forma che i medici chiamano "latente", in pratica vivo, ma incapace di moltiplicarsi, ospite del nostro corpo, ma come addormentato sino il giorno in cui, profittando di un temporaneo indebolimento delle difese immunitarie, si risveglia, spesso dopo decenni, e comincia a riprodursi, provocando non più la Varicella, ma l’Herpes Zoster.
    Per questo motivo, chi non ha mai avuto la Varicella, non potrà mai avere il fuoco di Sant’Antonio, mentre tutti quelli che hanno avuto la Varicella corrono il rischio, prima o poi, di svilupparlo.
    Lo Zoster insorge di frequente negli anziani ed in persone con malattie del sistema immunitario o sottoposte a cure, come la chemioterapia e la radioterapia, che danneggiano, anche se in modo passeggero, i nostri meccanismi di difesa contro le infezioni. Altre volte, invece, la malattia si manifesta in persone del tutto sane che per fatti banali, come strapazzi, freddo o scottature solari, si indeboliscono e diventano momentaneamente più suscettibili ad ammalare.
    L’Herpes Zoster è molto comune. Si ritiene, infatti, che un individuo su dieci lo avrà nel corso della vita, più che altro dopo i 50 anni, ma, seppur di rado, si manifesta, anche nei giovani.

    Sintomi e manifestazioni

    Il primo segno dello Zoster è un formicolio, od un intorpidimento, in una ben circoscritta parte del corpo. Dopo alcuni giorni, in questa zona, che nel frattempo si è arrossata, compaiono grappoli di bollicine, che ricordano nell’aspetto quelle della Varicella e che si distribuiscono lungo il decorso del nervo o dei nervi in cui il virus era nascosto: più spesso sul torace, lungo le coste. Si viene, così, a formare una mezza cintura che ha dato il nome alla malattia. In greco antico, infatti, Zoster significa cintura, mentre gli inglesi chiamano la malattia "Shingles" che deriva dal latino "cingulum", appunto cintura.
    Oltre l’eruzione può esserci malessere generale, febbre, brividi, mal di testa e di stomaco. Lo sfogo cutaneo non procura prurito, come nella Varicella, ma dolore o bruciore.
    Lo Zoster è, in realtà, un’infezione che danneggia i neuroni sensitivi, vale a dire quelle cellule del sistema nervoso specializzate nella trasmissione al cervello di tutto ciò che la pelle e gli organi di senso sono in grado di avvertire: caldo, freddo, dolore, sensazioni tattili, pressione e tante altre ancora. I neuroni, lesionati dal virus, in questo caso, inviano al cervello spiacevoli sensazioni dolorose. Il dolore può essere intenso, continuo, penoso e alle volte così forte che la parte interessata, anche solo sfiorata lievemente, scatena violenti attacchi con contrazioni muscolari.
    Con il passare dei giorni, le bollicine sulla pelle si rompono e si formano delle croste. E’ in questa fase che il malato può infettare altre persone.
    Il virus si trasmette attraverso l’aria respirata e perciò per essere contagiati, è sufficiente soggiornare nella stessa stanza dove si trova il malato, anche se non si tocca direttamente. E’ bene, tuttavia, dire in modo chiaro che le persone contagiate dal malato, non avranno il fuoco di Sant’Antonio, ma la Varicella, se non l’hanno avuta in precedenza beninteso, poiché questa dà un’immunità permanente e non si può ammalare due volte nella vita di Varicella. Allo stesso modo, le persone malate di Varicella, possono trasmetterla ad altri, ma non possono trasmettere lo Zoster.
    Il fuoco di Sant’Antonio alle volte interessa la testa e poiché ogni tipo di nervo può essere colpito, può interessare i nervi dell’occhio o quelli dell’udito. Nel primo caso, il malato oltre al dolore al volto, potrebbe avere disturbi visivi sino alla cecità temporanea, mentre se sono interessati i nervi dell’orecchio ci saranno disturbi dell’udito.
    Quella dell’occhio è una forma piuttosto pericolosa, che impone un consulto specialistico immediato, poiché si possono avere infezioni sovrapposte con possibili gravi conseguenze per la vista.

    Decorso della malattia

    Abitualmente le difese immunitarie riescono, dopo 3-5 settimane, ad avere la meglio sulla malattia: il dolore si attenua e poi si spegne del tutto, le lesioni sulla pelle scompaiono e la maggior parte dei pazienti guarisce senza conseguenze.
    Dopo la guarigione, l’individuo è, spesso, completamente immunizzato; in altre parole, protetto per sempre nei confronti di un possibile nuovo risveglio del virus.
    Tuttavia questo non sempre avviene e per tale motivo ci sono persone che hanno avuto il fuoco di Sant’Antonio più di una volta nella loro vita.
    Lo Zoster, se trattato precocemente, dura meno e dà disturbi più lievi.

    Terapia

    Le cure comprendono unguenti e lozioni locali, la protezione cutanea con garze sterili, gli antistaminici. Gli antibiotici per bocca sono utili solo se ci sono infezioni sovrapposte, e gli antidolorifici, dall’aspirina a quelli più potenti danno sollievo al malato. Nei casi di dolore molto forte possono essere praticate infiltrazioni locali d’anestetici o impiegate creme e cerotti anestetici.
    Esistono farmaci antivirali (come Acyclovir e Valacylovir ed il Famcyclovir) che possono, quando assunti precocemente, accelerare la guarigione e aiutare a prevenire una temibile complicazione della malattia: la nevralgia post-erpetica.

    Una guarigione molto dolorosa

    Negli individui più anziani i sintomi, a volte, continuano a lungo, anche dopo la guarigione delle lesioni sulla pelle. Ci sono persone che lamentano persistenti mal di testa, paralisi dei muscoli della faccia o dolore dove un tempo c’erano le bollicine dello Zoster, anche molti mesi dopo la guarigione; in tutti questi casi che i medici parlano di nevralgia post-erpetica. Si tratta di un disturbo che persiste a lungo e gli scienziati pensano che sia causato dal fatto che i danni provocati dal virus, in alcuni pazienti, persistono per mesi anche dopo che il virus è stato sconfitto.
    La nevralgia post-erpetica è uno dei dolori più violenti che può affliggere l’uomo e provoca insonnia, perdita dell’appetito, dimagrimento, depressione ed uno stato d’ansia e sofferenza, tipico dei dolori che durano molto a lungo.
    Per fortuna, abbiamo oggi mezzi per curare il dolore. I narcotici sono molto potenti, ma possono anche avere conseguenze pericolose e perciò i medici preferiscono ordinare farmaci più moderni, ugualmente validi, e privi d’effetti nocivi. Creme contenenti Capsacina, sostanza ricavata dal peperoncino rosso, sono molto efficaci nel dar sollievo ai pazienti con nevralgia post-erpetica.
    Si è, inoltre, visto che alcuni farmaci, usati nella cura dell’epilessia, e perciò chiamati anticonvulsivanti, possono essere efficaci nella nevralgia post-erpetica, così come altri, usati per curare la depressione.
    Molte persone, infine, hanno tratto giovamento da cure alternative come l’agopuntura o la stimolazione elettrica dei nervi.

    I rischi in gravidanza

    Le gestanti sono, spesso e giustamente, preoccupate di poter avere malattie infettive, che potrebbero essere trasmesse al feto durante la gravidanza o al momento del parto. Se la futura mamma non ha avuto, durante la sua infanzia o adolescenza, la Varicella, potrebbe contrarla quando è in stato interessante, venendo in contatto con un malato di Varicella o con persona affetta dal fuoco di Sant’Antonio. Se ciò avviene durante le prima 30 settimane di gestazione, ci possono essere rischi per il nascituro, poiché l’infezione potrebbe indurre imperfezioni. Si tratta, fortunatamente, di casi rari e tra gli studiosi non c’è accordo su quanto grande è il rischio per il bambino. Nelle settimane successive, invece, se l’intervallo di tempo tra l’inizio della Varicella nella donna incinta ed il momento del parto, è abbastanza lungo, la madre ha il tempo di produrre anticorpi contro la Varicella e trasferirli al nascituro che può, in questo modo, sconfiggere l’infezione.

    Se la madre contrae la Varicella tra il 21° ed il 5° giorno prima del parto, il bambino potrebbe avere la Varicella già alla nascita o svilupparla pochi giorni dopo, ma sarà comunque protetto dagli anticorpi materni. Se, invece, la madre contrae la Varicella subito prima del parto, non potrà trasferire i suoi anticorpi al bambino, per il semplice fatto che non ha avuto il tempo di produrli, né il piccolo potrà difendersi con le sue forze, poiché il suo sistema immunitario è ancora immaturo. In tali casi, fortunatamente rari, la Varicella potrebbe essere fatale per il neonato, che può essere, tuttavia, curato con anticorpi ricavati dal sangue d’adulti che hanno avuto, di recente, la Varicella o lo Zoster.
     
    Top
    .
0 replies since 20/11/2009, 08:43   179 views
  Share  
.