Insonnia tutti i rimedi

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  1. charly
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    Si definisce insonnia lo stato in cui una persona percepisce il proprio sonno come insufficiente o insoddisfacente; in altre parole quando il paziente non riesce a trarre beneficio dal riposo perché dorme troppo poco oppure dorme male.
    L’insonnia fa parte delle dissonnie, disturbi dovuti ad alterazioni di ritmo, quantità e qualità del sonno, così come le apnee notturne e le ipersonnie (narcolessia).
    Un altro gruppo di disturbi del sonno è quello delle parasonnie, caratterizzate dalla presenza di un evento anomalo e indesiderato nel corso del sonno, o nelle fasi di passaggio tra la veglia ed il sonno. Sono parasonnie il sonnambulismo, il sonniloquio (parlare durante il sonno), gli incubi, l’enuresi (minzione involontaria), il bruxismo (digrignare i denti), la sindrome delle gambe senza riposo (movimenti involontari e prolungati delle gambe, che impediscono l'addormentamento).
    L’insonnia non è una malattia univoca ma si presenta in tanti modi diversi, ecco perché clinicamente viene classificata tenendo conto di almeno tre parametri: la sua durata, le possibili cause e la tipologia.
    Durata dell’insonnia: varia da paziente a paziente e può subire modificazioni nel corso della vita di uno stesso individuo. Può esserci insonnia occasionale, transitoria o cronica.
    Cause dell’insonnia: distinguiamo l'insonnia primaria o non organica (quando il paziente è sano e non ci sono cause apparenti che giustifichino l’insonnia) e secondaria (quando l’insonnia è dovuta ad altre malattie fisiche o altri problemi psicologici, come la depressione)
    Tipo di insonnia: distinguiamo l'insonnia iniziale (quando il paziente fatica ad addormentarsi), centrale (caratterizzata da frequenti e sostenuti risvegli durante la notte) e tardiva (caratterizzata da risveglio mattutino precoce). Esiste anche un'insonnia soggettiva, ovvero la percezione di dormire poco e male, nonostante i dati oggettivi dimostrino il contrario e la persona dorma più o meno regolarmente.

    Ansia, attacchi di panico, gravi e persistenti difficoltà a prendere sonno o la presenza di un sonno disturbato da prolungati risvegli notturni, hanno come conseguenza la stanchezza, l'irritabilità, la difficoltà a svolgere il proprio lavoro ed in generale provocano un peggioramento della qualità della vita.
    Per superare l'insonnia è bene ricorrere ai programmi non farmacologici di tipo cognitivo comportamentale:

    CONSIGLI PER DORMIRE MEGLIO

    Le ore di riposo e la qualità del sonno sono caratteristiche molto soggettive, che cambiano da persona a persona e possono subire un'evoluzione in relazione all'età o per l’influenza di fattori ambientali e sociali: vivere e dormire in un posto inospitale o sgradito, infatti, diminuisce la quantità e la qualità del sonno.
    Chi svolge lavori stressanti o di grande responsabilità, dorme generalmente di meno, anche a causa delle maggiori preoccupazioni.
    Dormire poche ore, di per sé, non è un problema: ciascuno dorme in base alle sue necessità. Ma se una persona riesce a dormire solo per un numero di ore minore rispetto a quello che sente come necessario, allora con il tempo accumulerà un "debito di sonno" sempre più ingente, in grado di influenzare la sua attività quotidiana, il suo umore e la qualità della sua vita.
    Il sonno è quindi, per l’organismo, un momento essenziale di riposo e di benessere: favorisce infatti tutti i processi di rigenerazione e crescita e permette di fissare nella memoria le esperienze fatte durante la veglia.
    Dormire bene è importantissimo e per migliorare la qualità del sonno ecco una serie di regole da seguire:
    - andare a dormire ogni sera e alzarsi ogni mattina alla stessa ora, anche durante il fine settimana, e indipendentemente da quanto si è dormito di notte;
    - se apriamo gli occhi prima che suoni la sveglia, alzarsi dal letto e iniziare la propria giornata;
    - non dormire di più la mattina, se si è dormito poco di notte;
    - non fare "pisolini" durante il giorno;
    - andare a letto solo quando si è assonnati;
    - se non si riesce a dormire, è preferibile non rimanere a letto: meglio alzarsi e dedicarsi ad attività rilassanti;
    - cercare di rilassarsi il più possibile prima di andare a letto;
    - se si ha fame all'ora di andare a dormire, mangiare qualcosa di leggero, per evitare problemi di digestione;
    - dormire in un letto comodo, in una camera da letto protetta quanto più possibile dai rumori, ad una temperatura ambiente corretta;
    - mangiare ad orari regolari, evitando pasti abbondanti in prossimità dell'ora di andare a letto;
    - non bere bibite contenenti caffeina o alcolici prima di coricarsi e non fumare;
    - fare con regolarità un'attività fisica durante il giorno, soprattutto di pomeriggio.

    Moltissime persone, invece, ricorrono ai cosiddetti tranquillanti, farmaci che riducono la quota di ansia libera durante la veglia e facilitano il buon sonno.
    I farmaci più usati sono le benzodiazepine (Tavor, Xanax, Valium, Ansiolin, En, Frontal, Lexotan, Prazene, Control, Lorans, ecc.). Esistono poi alcuni derivati benzodiazepinici (Dalmadorm, Felison, Halcion, Minias, Roipnol, ecc.) e altri farmaci che, pur avendo composizione diversa dalle benzodiazepine, hanno un effetto sedativo (Nottem, Stilnox, Buspar, ecc.). Largo uso viene fatto anche di prodotti "naturali", quali la Valeriana, il Sedatol, ecc.
    Le Benzodiazepine sono la categoria principale, più rappresentativa e più venduta, dei farmaci ipnotico-sedativi e vengono utilizzate come supporto terapeutico per problemi legati all'ansia, all'insonnia e al trattamento dell'alcol-dipendenza; ne esistono decine di tipi quasi tutte comunemente prescrivibili da un medico. Derivano, almeno inizialmente, dalla Rauwolfia Serpentina una pianta che cresce in diverse varietà in Africa centrale e nell'America centro-meridionale, da cui fu estratto il principio attivo conosciuto come Reserpina, successivamente isolato e riprodotto sinteticamente.
    Le Benzodiazepine hanno praticamente completamente sostituito i barbiturici (vedi scheda) a partire dagli anni '50, a causa del loro maggiore margine di sicurezza per la salute del paziente, e a seconda dell'impatto sul Sistema Nervoso Centrale sono state suddivise in tre gruppi:
    - ad azione prolungata (es. Clonazepam -Rivotril-; Diazepam -Valium-);
    - ad azione intermedia (es. Alprazolam -Xanax-);
    - ad azione corta (es. Temazepam, Loprazolam)

    Non è da sottovalutare il fatto che questi farmaci provocano, come ogni sostanza psicoattiva, dipendenza fisica e psicologica, assuefazione (= bisogno di aumentare la dose per sentirne gli effetti) e crisi di astinenza.
    A meno che non intervengano gravi effetti collaterali che rendano necessaria una brusca interruzione del trattamento, la sospensione di una terapia con tali farmaci deve essere graduale (il tempo necessario per chi volesse sospendere il trattamento è da calcolare assieme ad un medico che valuti con attenzione le modalità di riduzione del farmaco).
    Infatti una brusca sospensione può provocare ansia, insonnia, irritabilità, nausea, cefalea, palpitazioni, tremori, sudorazione, meno frequentemente dolori muscolari, vomito, intolleranza alle luci e ai suoni e, raramente, convulsioni e una serie di disturbi contrastanti quali: eccitazione, tristezza, delirio, allucinazioni, difficoltà a pensare e ad esprimere le proprie emozioni.
    Le Benzodiazepine tendono a ridurre il ritmo cardiaco e la pressione arteriosa (il Pentazemin per esempio è conosciuto anche come sniper drug, la droga dei cecchini, perché riducendo il battito cardiaco migliora la 'stabilità' nei tiri di precisione…) e possono incidere negativamente anche sulla respirazione rendendola superficiale. Altri effetti secondari sono: confusione, difficoltà di movimento e, in casi meno frequenti, amnesia, irrequietezza, vertigini ed amenorrea (l'interruzione del ciclo mestruale che però non impedisce di rimanere incinte).
    Gli effetti non desiderati su chi abusa possono includere: instabilità emotiva con cambi repentini di umore, paranoia, tendenza all'aggressività (anche nei confronti di persone verso le quali solitamente non si hanno sentimenti di questo tipo), tendenza alla depressione; senso di stanchezza cronica.

    EFFETTI

    Agiscono sul sistema nervoso centrale con un effetto sedativo e in alcuni casi ipnotico; hanno un effetto di contenimento dell'ansia (ansiolitici), di stabilizzazione dell'equilibrio psichico e tendono ad indurre uno stato di rilassamento muscolare e di sonnolenza. Alcune molecole producono anche senso di disinibizione, grande loquacità e eccitazione, fino da arrivare a comportamenti di matrice aggressiva.
    Ad alte dosi provocano sedazione e narcosi totale.
     
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